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Come leader M5S potrebbero fare critiche pubbliche costruttive su Rousseau

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I più competenti ed onesti leader del M5S sono dilaniati  fra 2 esigenze.

Da un parte c’è la necessità di essere uniti e solidali – evitando critiche interne e negando anche l’evidenza – fino alla metà della conquista del potere. Ciò è a maggior ragione necessario nel contesto attuale di forte inferiorità rispetto ad avversari in termini di risorse economiche, mediatiche e di legami con poteri forti.

Da una parte c’è la necessità diammettere gravi errori e prospettare come rimediarvi, rispetto alla (A) grave carenza sicurezza, fruibilità e trasparenza della Piattaforma Rousseau – e assenza di voto di persona per chi vuole la privacy o non digitali –  e (B) ad alcune clausole fortemente autarchiche nel nuovo statuto del M5s che accentrano un forte potere in chi gestisce o hacker la Piattaforma o l’associazione Rousseau.

Ecco come Martin Buber riassunse questo dilemma: “Per la natura delle cose, non ci si puà aspettare che spuntino foglie da un piccolo albero che è stato trasformato in un bastone” (“One cannot in the nature of things expect a little tree that has been turned into a club to put forth leaves.”)

Gli ultimi gravi sviluppi relativi a Rousseau e lo statuto, rendono quest’ultima esigenza essenziale per non perdere gli attivisti e candidati migliori e grandi fette di elettorato che – basta leggere ovunque nei social – stanno consolidando dubbi sulle competenze di chi gestisce Rousseau e ha deciso lo statuto, che sono talmente enormi da portare un buon numero a dubitare della loro buona fede, e di conseguenza di chi lo avalla dicendo: “tutto bene”.

Ma per fortuna c’è sia modo di fare pubblica autocritica, mantenere l’anima del movimento, e al contempo migliorare le proprie possibilità di vittoria!

In un post del 16 agosto Grillo ripostò integralmente un mio commento che da una parte parlava della “gestione pessima ad oggi della cybersicurezza interna da parte del M5S” e dei rischi che essa portava al movimento ed al paese, e concludevo dicendo:

Come può l’M5S salvarsi da tale stillicidio e le sue conseguenze?

Segnare una svolta andando a promuovere un modificato programma di cybersecurity – sia per i sistemi interni che per i sistemi del paese – che siano davvero radicali e all’avanguardia mondiale, per restaurare la sovranità digitale dello stato, dei cittadini e degli iscritti al M5S.

Ad esempio il programma M5S per la Regione Lazio e per l’Italia in tema di cybersicurezza, dove il movimento potrebbe essere esteso a dire quanto segue.

SULLA PARTECIPAZIONE ONLINE E CYBERSICUREZZA

Rispetto alla grave carenza sicurezza, fruibilità e trasparenza della Piattaforma Rousseau potrebbe dire:

“La [Nazione o Regione] implementerà gradualmente estesi programmi di partecipazione onnline dei cittadini, complementari a processi di persona, con i massimi standard internazionali di sicurezza, privacy, trasparenza, fruibilità e facilità d’uso.

Si farà tesoro di quanto l’M5S e la comunità di esperti in Italia hanno potuto imparare dall’esperienza dalle recenti implementazioni in larga scala di tecnologie di partecipazione in Italia, unica per scala, importanza e per livelli di criticità.

In primis, si andranno ad allocare risorse adeguate per rispondere alla necessità congiunta di rispondere a minacce cibernetiche di attori statali determinati e la capacità di gestire alti flussi di utenti.

Si implementeranno processi indipendenti e trasparenti di verifica prima, dopo e durante, in eccesso dei massimi standard internazionali per procedure di voto.

Si promuoverà la partecipazione e  consenso da parte della comunità di attivisti ed esperti per la sicurezza informatica e i diritti civili digitali.”

 


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